E' uscito in antologia multiautore autopubblicata su LULU un mio racconto "giallo" dal titolo: L'ULTIMO CASO selezionato per il concorso indetto da Giallo Club per Racconti noir. In tutto siamo in 18 autori con 23 racconti
Anche questo lo considero un successo e un esempio di come si possa concentrare ironia e suspence in poche righe.
Conosco già alcuni compresenti e questo mi fa piacere e onore.
Per chi vuole: http://www.lulu.com/shop/aavv/ombre-gialle-brividi-neri/paperback/product-22065016.html
Grazie a nome di tutti.
Il racconto verrà da me pubblicato qui di seguito tra un po', quel tanto che basta a far conoscere l'antologia e non disperdere l'alone pubblicitario costituito dall'uscita del volume. Abbiate pazienza, ma compratelo lo stesso.
sabato 28 febbraio 2015
domenica 8 febbraio 2015
LES INDIFFERENTS 1.
PECORA DELL'OVEST - Je ne suis pas Charlie
Da
quanto io sia qui non lo so. Mi sono rifugiato in extremis poco prima che fuori
scoppiasse l’inferno e ho trovato forse la mia salvezza. Per lo meno la mia
sopravvivenza. Per quanto ancora non lo so.
So
che qui c’è cibo, riserva d’acqua, c’è pure un trasmettitore, di quelli
antesignani, ma funzionante. Non so chi mi riceva, chi sia in ascolto di ciò
che dico. Ma interessa ancora ciò che dico? Non lo so.
So
che fuori la battaglia è cessata perché non sento più rumori. Sono isolato,
sordo o hanno proprio smesso di combattere? Chi ha vinto? Chi perso? In teoria
vorrei saperlo, ma qui sto bene e non me ne frega niente.
Sono
rifugiato senza futuro, e senza presente. Sono chiuso in questa gabbia senza
sbarre senza cielo né aria. Sono qui a parlare con l’etere o l’infinito in
attesa di segnale.
Sono
vivo, respiro; penso, ma non ho idee, mi sembra di delirare per qualche febbre
che non conosco. Non ho malinconie ma solo ricordi, non ho pensieri né ansie.
Eppure
là fuori c’era la mia vita: la mia casa, il mio lavoro, la mia famiglia. Qui
non ho nemmeno un carceriere contro cui inveire e Dio non so se esiste da anni.
Sono
qui e non me ne frega niente, non voglio e non posso uscire. Non è istinto di
sopravvivenza? Il futuro? Sempre uguale a ieri, all’oggi, sempre senza privacy
né dignità, né accessori o tecnologia. Senza un posto dove pisciare o farsi un
bagno ristoratore. Non conosco il tempo né l’ora, se piove o è sereno. Le
stagioni seguiranno pure il loro percorso e i fiori o i frutti marciranno anche
senza il mio consenso.
Sto
impazzendo.
Solo,
senza mode né gossip, notizie reali o fantasie erotiche di qualche giornaletto.
Sono qui e non cerco compagnia. Non pietà né riconoscenza, non una moto né uno
yacht o un jet privato.
Vorrei
la tranquillità se la felicità non si compra né si raggiunge. Vorrei un pezzo
di pane da condividere o da scambiare per un’ora d’aria.
Là
fuori c’è il nemico. Hanno cancellato tutto, tutta la cultura e il sapere
accumulato in secoli: musica, pittura, libri, statue, immagini, leggi, persino
certi modi di dire. Hanno cancellato la bellezza e l’effimero, il piacere e il
godimento, la differenza e la semplicità. A quale fine?
Loro
distinguono, loro comandano e tu devi stare al gioco che non ci mettono né
se né ma per giustiziarti sul posto.
Ci
hanno provato in molti, da soli o in gruppo, ong o eserciti di stato. Nulla è
servito: loro erano più forti perché lupi, lupi solitari pronti a immolarsi,
cosa che noi abbiamo dimenticato o mai imparato, perché i nostri ideali li
sappiamo mettere sul tavolo ma anche distruggere, a parole e a fatti.
Io
ero uno di quelli, pronti a scattare per ogni buona causa, ma ora non so più
nemmeno a quale padrone appartengo. Forse nemmeno a me stesso.
Sono
qui e mi sento inutile: chi poi là fuori sarebbe ancora intenzionato a
ricostruire, a ricominciare? Nessuno, ma non abbiamo perso: ci siamo
semplicemente lasciati sopraffare, per inerzia, per aver sottovalutato il
problema, per aver inchiodato le vittime e non licenziato i carnefici. Abbiamo
perso anche la speranza e abbiamo visto il nemico ovunque, pure in noi stessi.
Siamo
diventati noi gli scorpioni e mordendoci ci siamo dati la morte prima della
fine, per non vedere, per non combattere perché le barricate sono cosa d’altri
tempi. Eravamo proprio giunti al capolinea o avevamo solo preso una strada a
fondo chiuso? Chiuso poi da cosa: un muro o dei semplici pali di legno posti di
traverso? Avevamo proprio bisogno di soddisfare quelle voglie, strappare la
terra per cementificarla solo per non scivolare?
Perché
abbiamo abbandonato i sensi in favore dell’intelligenza e così facendo
lasciarla aggredire se stessa in una lotta di supremazia e intolleranza?
Perché
abbiamo smesso di guardarci allo specchio per ottenere risultati? Le risposte
non sempre vengono registrate in database comuni: restano lì, abbozzate,
insignificanti per i più.
Gli
affetti si spengono nella distanza, la gola non arde sotto la pioggia, la
pigrizia non si alza dal letto… e domani non è un altro giorno.
Sono
qui e aspetto: che arrivino o meno, io continuo a consumare le scorte che
qualcuno ha minuziosamente catalogato. Non c’è lista della spesa. Solo un conto
da pagare.
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