Ho letto che da giugno bisogna avvertire i gentili lettori della presenza di COOKIE nel sito o blog che potrebbero fornire indirizzi o dati.
Credo che nel mio caso questi siano inseriti nel programma del provider ovvero chi fornisce gli schemi per il blog.
Comunque sia sappiate che mai mi permetterei di utilizzare alcunché se non per rispondere in privato a questioni che avete posto e che esigono una risposta privata.
Grazie comunque per l'attenzione.
Per me un cookie potrebbe essere anche un sistema cucina o un tutorial per chef... non me ne intendo quindi chiedo venia.... o magari mi viene anche qualche ispirazione!
sabato 30 maggio 2015
giovedì 7 maggio 2015
LES INDIFFERENTS 4.-
TRITON
Il mare non è che una
distesa d‘ acqua e se la vuoi attraversare devi trovarti un mezzo. Te lo
offrono forse in tanti ma costa e non solo denaro: favori, calore, fatica,
speranza, sofferenza, dolore e… morte.
Scappare non è mai
bello, ma se la necessità si chiama fame e guerra allora la fuga si nobilita.
Chi ti accoglie però ti vive come un estraneo anche se vieni solo a chiedere un
pane, uno straccio, un letto e dell’acqua.
Si acqua, per lavarti
e per bere, per cuocere il riso o una minestra, insomma il minimo necessario
per vivere che poi diventa un sopravvivere, a tanto, a tutti.
E non rivedi che il
mare nei tuoi sogni ormai diventati delirio notturno, incubi maledetti che ti
rubano il riposo. Ma riposo da chi e da che cosa che se non hai nulla da fare
poi ti annoi e cerchi lavoro, dignità, quella che magari hai dovuto lasciare partendo
e che nessuno se non tu stesso si può riprendere, ricostruire.
Ma ricostruire non è
la casa di cartone che viene giù con la pioggia o la tettoia di lamiera che
scotta già all’alba. Ricostruire è ricominciare in una terra che non è la tua e che
a stento sfama i suoi figli; è un luogo bello ma che ti degna appena di uno
sguardo; sono leggi che non conosci e che tanto nessuno rispetta e allora ti
metti in coda alla mensa dei poveri, senza nemmeno un documento.
E sogni l’acqua,
quella che ti separa dalla tua di terra e dai tanti lutti che hai visto o
sentito raccontare, da chi è rimasto e non sai dove si trovi…
L’acqua è anche quella
che ti offrono appena sbarcato, mezzo litro scarso a persona che già ce ne sono
altri che aspettano.
Vai per la tua strada
con sandali bucati ai piedi ma non vuoi chiedere l’elemosina. Sguardo basso,
braccia ciondolanti che vorrebbero tenere una pala, un piccone, o un
Kalashnikov per abbattere quel muro che non si vede ma è presente e che
starebbe a difendere loro e non te. Vorresti, ma stringi i denti che qui "ni è 'cosa".
Tu il mare l’hai attraversato con le
lacrime agli occhi e ti sei lasciato più di qualcosa alle spalle. Vorresti
tornare dove loro ti ci mandano, ma accetti qualsiasi ospitalità, senza dare
fastidio, perché ti senti al sicuro.
Qui non c’è la guerra,
quella dalla quale non hai riparo, quella terminata per loro 70 anni fa che era
una bella vittoria popolare festeggiata e lodata ogni anno per un giorno intero.
Loro hanno paura però che tra di voi non ci siano solo poveri affamati, ma
anche qualche diavolo che, ben pagato per il proprio sacrificio, viene a
portare una cultura che tu non condividi per piena convinzione, ma solo per
tradizione.
Loro hanno paura
perché il nemico non sempre porta una divisa e quindi non sanno come
riconoscerlo. Non sanno nemmeno sparare mentre tu sai come si pulisce la canna
di un Kalashnikov. Lo hai dovuto comunque imparare, per il potere, per tuo fratello... Loro sparano con le loro bocche e i colpi vanno tutti a buon
fine, senza feriti. Il Kalashnikov invece a volte si inceppa e spesso chi ci va di
mezzo è proprio chi lo imbraccia.
E la guerra è lì,
sempre più vicina, al di là di quell’acqua che separa tutti da orrore e
terrore. Loro non lo sanno più cosa significhi e la guardano con quel
sorrisetto da vincitori. Lei è lì e un giorno forse attraverserà quell’acqua e allora
non ci sarà più scampo. Per nessuna preghiera.
A passo mesto rientri
nel rifugio, al centro di riconoscimento, come se si dovesse attendere di avere
un nome e un cognome ufficiale per proseguire. Ti stendi su una brandina di
fortuna insieme a tanti altri e ti chiedi cosa succeda al di là del mare,
magari su un’altra costa, un’altra riva, un’altra frontiera.
Il mare non è un muro
e un giorno si presenterà anche a loro, come una gigantesca onda, dalla quale
non sapranno ripararsi. Poi continueranno a piangere i loro morti senza
degnarti di uno sguardo, senza nemmeno alzare di nuovo il loro muro che non ha
saputo difenderli.
Tu hai fatto la tua
scelta, loro vivono alla giornata. Tu hai ancora una meta, loro solo il proprio
tragitto.
Il mare è lì, che aspetta
chi vuole attraversare. Immenso e calmo o agitato dalla tempesta, fatto d’
acqua che solo i pesci sanno bere.
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