sabato 30 maggio 2015

COO...KY?

Ho letto che da giugno bisogna avvertire i gentili lettori della presenza di COOKIE nel sito o blog che potrebbero fornire indirizzi o dati.
Credo che nel mio caso questi siano inseriti nel programma del provider ovvero chi fornisce gli schemi per il blog.
Comunque sia sappiate che mai mi permetterei di utilizzare alcunché se non per rispondere in privato a questioni che avete posto e che esigono una risposta privata.
Grazie comunque per l'attenzione.

Per me un cookie potrebbe essere anche un sistema cucina o un tutorial per chef... non me ne intendo quindi chiedo venia.... o magari mi viene anche qualche ispirazione!

giovedì 7 maggio 2015

LES INDIFFERENTS 4.-

TRITON

Il mare non è che una distesa d‘ acqua e se la vuoi attraversare devi trovarti un mezzo. Te lo offrono forse in tanti ma costa e non solo denaro: favori, calore, fatica, speranza, sofferenza, dolore e… morte.
Scappare non è mai bello, ma se la necessità si chiama fame e guerra allora la fuga si nobilita. Chi ti accoglie però ti vive come un estraneo anche se vieni solo a chiedere un pane, uno straccio, un letto e dell’acqua.
Si acqua, per lavarti e per bere, per cuocere il riso o una minestra, insomma il minimo necessario per vivere che poi diventa un sopravvivere, a tanto, a tutti.
E non rivedi che il mare nei tuoi sogni ormai diventati delirio notturno, incubi maledetti che ti rubano il riposo. Ma riposo da chi e da che cosa che se non hai nulla da fare poi ti annoi e cerchi lavoro, dignità, quella che magari hai dovuto lasciare partendo e che nessuno se non tu stesso si può riprendere, ricostruire.
Ma ricostruire non è la casa di cartone che viene giù con la pioggia o la tettoia di lamiera che scotta già all’alba. Ricostruire è ricominciare in una terra che non è la tua e che a stento sfama i suoi figli; è un luogo bello ma che ti degna appena di uno sguardo; sono leggi che non conosci e che tanto nessuno rispetta e allora ti metti in coda alla mensa dei poveri, senza nemmeno un documento.
E sogni l’acqua, quella che ti separa dalla tua di terra e dai tanti lutti che hai visto o sentito raccontare, da chi è rimasto e non sai dove si trovi…
L’acqua è anche quella che ti offrono appena sbarcato, mezzo litro scarso a persona che già ce ne sono altri che aspettano.
Vai per la tua strada con sandali bucati ai piedi ma non vuoi chiedere l’elemosina. Sguardo basso, braccia ciondolanti che vorrebbero tenere una pala, un piccone, o un Kalashnikov per abbattere quel muro che non si vede ma è presente e che starebbe a difendere loro e non te. Vorresti, ma stringi i denti che qui "ni è 'cosa".
Tu il mare l’hai attraversato con le lacrime agli occhi e ti sei lasciato più di qualcosa alle spalle. Vorresti tornare dove loro ti ci mandano, ma accetti qualsiasi ospitalità, senza dare fastidio, perché ti senti al sicuro.
Qui non c’è la guerra, quella dalla quale non hai riparo, quella terminata per loro 70 anni fa che era una bella vittoria popolare festeggiata e lodata ogni anno per un giorno intero. Loro hanno paura però che tra di voi non ci siano solo poveri affamati, ma anche qualche diavolo che, ben pagato per il proprio sacrificio, viene a portare una cultura che tu non condividi per piena convinzione, ma solo per tradizione.
Loro hanno paura perché il nemico non sempre porta una divisa e quindi non sanno come riconoscerlo. Non sanno nemmeno sparare mentre tu sai come si pulisce la canna di un Kalashnikov. Lo hai dovuto comunque imparare, per il potere, per tuo fratello... Loro sparano con le loro bocche e i colpi vanno tutti a buon fine, senza feriti. Il Kalashnikov invece a volte si inceppa e spesso chi ci va di mezzo è proprio chi lo imbraccia.
E la guerra è lì, sempre più vicina, al di là di quell’acqua che separa tutti da orrore e terrore. Loro non lo sanno più cosa significhi e la guardano con quel sorrisetto da vincitori. Lei è lì e un giorno forse attraverserà quell’acqua e allora non ci sarà più scampo. Per nessuna preghiera.
A passo mesto rientri nel rifugio, al centro di riconoscimento, come se si dovesse attendere di avere un nome e un cognome ufficiale per proseguire. Ti stendi su una brandina di fortuna insieme a tanti altri e ti chiedi cosa succeda al di là del mare, magari su un’altra costa, un’altra riva, un’altra frontiera.
Il mare non è un muro e un giorno si presenterà anche a loro, come una gigantesca onda, dalla quale non sapranno ripararsi. Poi continueranno a piangere i loro morti senza degnarti di uno sguardo, senza nemmeno alzare di nuovo il loro muro che non ha saputo difenderli.

Tu hai fatto la tua scelta, loro vivono alla giornata. Tu hai ancora una meta, loro solo il proprio tragitto.
Il mare è lì, che aspetta chi vuole attraversare. Immenso e calmo o agitato dalla tempesta, fatto d’ acqua che solo i pesci sanno bere.