domenica 24 dicembre 2017

AUGURI

Tra qualche giorno finisce anche questo 2017.
A me ha portato un'altalena tra gioie, impegno e delusione. Sapevo che il settore dell'editoria fosse ostico, ma in questo ultimo periodo ho notato che si è fatto ancora più duro.
Io non demordo perché mi piace lavorare sul testo vedendolo crescere sotto i miei occhi e le mie mani.
Non importa né quanto tempo né quanta fatica: io vado avanti, nonostante le critiche.
Ci vuole costanza e umiltà, seguire passo passo l'evolversi e il compiersi dell'iter, correggendo ogni segno storto che si presenta, scorgendolo tra le righe , perfido e sfuggevole.
Bisogna stare attenti che il terreno è infido e non si scherza: ne va anche della propria nomea.

Questo recita il mio messaggio di auguri come editor e titolare della LICET ET DOCET. Quest'anno ho aggiunto un altro ruolo per me stessa: quello di scrittrice. Non pretendo la S maiuscola, ma sono contenta di essere riuscita a farmi notare, a leggere che quello che compongo piace ad altri.
Anche qui vado avanti e ascolto solo le critiche costruttive.
Esperienza insegna poi che un giorno o l'altro mi ritroverò famosa, anche se oggi sembra solo un sogno. Il mio obiettivo è di scrivere cose belle e non piacere per vendere. A voi il gusto della lettura.

BUONE FESTE

giovedì 23 novembre 2017

AVANTI IL PROSSIMO: Pozzo di Vetro (Elison Publishing)

Eccomi, dopo un'arsura estiva che però sembra aver dato i suoi frutti.
E porto ora, come una befana anticipata o rovescia, la buona notizia:
USCIRA' TRA BREVISSIMO IL MIO SECONDO ROMANZO
ovvero quello che ho scritto e terminato per secondo, mentre il primo giace ancora nel cassetto in una scatola di dubbi e incertezze.
E' una bella storia di cui oggi non vi anticipo nulla. E' pronta confezionata e verrà emessa dalla CE in solo formato digitale - anche se non dispero di strappare la promessa di qualche edizione limitata on demand di cartaceo per i meno ambientalisti.
Se ancora avete conservato la vostra curiosità di LEGGERMI, sappievatelo:

STO ARRIVANDO!

E stavolta colpisco, per vero!

E come promesso eccola qui a fianco, la copertina.
Lo potrete trovare su Bookrepublic, IBS, la Festrinelli, sul sito della Elison...
Sono in digitale, al momento, ma potrebbero arrivare novità per il cartaceo. Ci stiamo lavorando.

Trovate invece su Facebook la pagina da me creata nella quale pubblicherò fino all'epifania qualcosa ogni giorno. Non capitoli o estratti, ma fatti e spiegazioni, curiosità ed esperienze di autore.
Se avete qualche domanda, seguitemi lì o inviate mail a silvalocatelli@hotmail.com

Per la promozionale ancora non ho deciso, ma troverete traccia anche qui. Sicuramente.

Se proprio la vostra curiosità non resta a freno, provate a leggere qui: https://www.facebook.com/POZZODILICETTI
Mi raccomando, condividete solo se vi piace. Grazie.

giovedì 4 maggio 2017

2 CHE


-          Ciao. Senti un po’: la custode del palazzo mi ha bloccato…

-          Taci!

-          Ti dicevo che la signora che di solito mi segue dalla guardiola, oggi…

-          Non nominarla, ti prego!

-          Ma hai visto i bidoni?

-          Lo so.

-          Stamattina tutti belli in riga come soldatini…

-          Ecco, appunto.

-          E non dovevi occupartene tu?

-          Infatti.

-          Sai cosa mi ha detto quella bocca lagnosa?

-          Tu le credi?

-          Dimmelo tu se devo: hai per caso qualcosa da aggiungere?

-          A tutto quello che lei ti ha già suggerito?

-          Ha osservato la scena…

-          E da dove? Da dietro le tendine di fustagno e con i fondi di bottiglia sul naso?

-          L’hai notata?

-          Spesso, ma non per quello che crede lei.

-          Allora perché ha fermato me?

-          Io non c’entro.

-          Ha visto di sicuro i nostri vuoti.

-          Forse, ma erano integri quando li ho depositati…

-          E che ci fanno i cocci per terra! Sai che sono pericolosi?

-          Certo, per i gatti!

-          Quelli che ti infastidiscono.

-          Mi disturbano il sonno, che è un’altra cosa.

-          Allora perché?

-          Ma in che lingua te lo devo dire: non sono stato io!

-          Come fai ad affermarlo.

-          Quella fuma… e le allucinazioni…

-          Dirà tutto all’amministratore.

-          Pure! Ok. Scusa, devo andare.

-          Sì vai, vai a nascondere le prove!

-          La faccio cantare io per primo! Lo vedrà con chi ha a che fare.

-          E poi? Cosa vorresti raggiungere? L'eliminazione anche del testimone?

-          Tu resta qui e osserva. A me non la si fa così facilmente.

-          Ehi, calmati. Magari salta fuori tra un po’ la prova regina.

-          No, lasciami. Voglio solo farle capire un paio di cose. Mi sono proprio scocciato del...

-          Dai, no, fermati. Era solo uno scherzo!


domenica 9 aprile 2017

LA FOTO DI ALBERT E.


LUI:

Tutto è relativo. Certo: se un cucchiaio cade non vuol dire che l’abbia perso o mollato dalle mani. E un bambino che mi guarda osservare quel fenomeno potrebbe pensare cose su di me e sulla posata nello stesso istante.

Allora perché dobbiamo discutere della caduta di un cucchiaio? Non è forse un fatto incontrovertibile che se gli tolgo l’appoggio da sotto, questo, per la forza di gravità, raggiunge la superficie più in basso più vicina? Se quella superficie è costituita dal mio piede, rimbalza all’impatto.

Eppure ci scanniamo per queste inezie tanto quanto due dittatori a confronto in un meeting delle Nazioni Unite.

E allora smettiamola, finiamo di avere la presunzione di essere sempre e comunque padroni di quella verità assoluta che forse nemmeno Dio ricorda.

Mi si rizzano i capelli al solo pensiero. I miei capelli… Mi hanno screditato per una foto apparsa in copertina su un famoso settimanale: non avevo una faccia pulita, non l’espressione borghese da educatore consunto e cattedratico.

Mi hanno cacciato: indegno, folle, pazzo, impazzito, inaffidabile…

Mi hanno fatto la guerra per quella espressione irriverente e conclamata. Me lo aveva chiesto il fotografo scherzando di rappresentare la mia idea sul mondo, la mia filosofia. Allora io ho tirato fuori la lingua. E’ quello che penso e non lo nego. L’esilio però non me lo merito. Non questo.

Sono scappato dagli orrori di casa mia per un valido motivo. Vigliacco? No, forse solo preveggente e cauto. Ho salvato la pelle e con essa anche questi capelli, bianchi dallo spavento, ma anche per la fatica.

E’ duro riuscire a farmi capire. Ho energia in testa. E idee, folli, strampalate, geniali, come quella di ripetere all’infinito l’esperimento della caduta del cucchiaio sul mio piede.

La mia inserviente si lamenta perché me lo faccio recuperare da lei ogni volta. Perché? Mi piace guardarle le terga quando si piega.


LEI:


Quell’immagine mi perseguita ancora e il ricordo fa male, nonostante riguardi un passato abbastanza remoto.

La fama ora è tutta dell’artista, morto qualche giorno fa, che ha immortalato il momento forse di maggior fragilità apparente del mio povero marito Albert, che oggi passa in secondo piano, come mero soggetto ritratto.

Era un periodo, quello dello scatto, in cui si era rilassato dopo lunghe ricerche e studi che portarono a grandissime scoperte e teorie rivoluzionarie. Eravamo però anche assediati da curiosi e giornalisti, da inviti a conferenze ed eventi.

Albert era popolarissimo e non ci scandalizzammo troppo quando una domenica pomeriggio ci chiamò qualcuno dalla redazione di un famosissimo settimanale per una intervista da tenersi obbligatoriamente quel giorno.

In dispensa avevo ancora tutto l’occorrente per il dolce della nostra patria e qualche altra leccornia da offrire a chi fosse toccato quell’incarico. Accettammo quindi dando appuntamento entro un’ora.

Puntuali arrivarono dribblando la solita ressa davanti casa. Li feci entrare con ancora addosso il grembiule e le scarpe comprate nella Grande Mela.

Passando per la cucina si accomodarono in salotto. Erano in due: uno con un taccuino in mano e una matita dietro l’orecchio, mentre l’altro aveva con sé una borsa dalla forma strana.

Andai a rinfrescarmi il viso in bagno e quando mi affacciai in sala da pranzo li scorsi chiacchierare e ridere come buoni amici. Non interessandomi a cosa discorressero mi occupai della tavola.

Appena Albert capì cosa avevo preparato, fece una smorfia di disgusto. Non gli piaceva più quel dolce: per lui sapeva troppo di Germania, di orrore, di guerra e non di mele, cannella e uvetta.

Lo scorse l’uomo con la strana borsa e gli chiese di ripetere il gesto mostrando una macchina fotografica. Mio marito allora tirò fuori del tutto la lingua e strabuzzò gli occhi.

Fu un attimo, uno di quelli che determinano il destino di un uomo. A nulla valsero i suoi studi e le sue ricerche: la condanna di intellettuali e benpensanti fu quasi unanime.

La cosa poi divenne pubblica al punto da far sparire l’assedio di curiosi in giardino, ma donò all’umanità intera la netta visione della faccia privata e nascosta di Albert E.

Se ne andarono contenti i due signori venuti da lontano quel giorno, accompagnati alla stazione dai nostri vicini.

Ne sentimmo parlare a lungo e leggemmo per molto tempo i loro articoli sui più famosi quotidiani.

Dopo quell’episodio ritrovammo la tranquillità, anche se ci pentimmo di aver accettato quella visita.

mercoledì 22 marzo 2017

SMENTICCHIA

E' successo di nuovo, ma stavolta è troppo grossa per non parlarne.
Avevo inviato il manoscritto senza speranze ma controllando a chi lo stavo spedendo.
Niente indirizzo né dati. Normale o quasi su un blog/sito di quelli preimpostati e per una CE appena nata. Poi anche io non ho inserito i miei dati sul mio blog che però sono riportati su tutti i documenti relativi al rapporto con i miei clienti.
Vinco inaspettatamente, rispondo ai complimenti e mi congratulo con me stessa.
Ricevo il contratto e riverifico. Nulla. Chiedo chiarimenti e scopro che ho un'interfaccia vuota che fa da tramite.
Mi arrabbio e sbotto in faccia a loro che non mi interessa più la loro proposta.
Mi ritirano il premio, che io non accetto perché se devo autopubblicarmi lo faccio da sola.
Dispiace, ma non credo sia serio illudere le persone e poi scoprire che dietro ci sono così tante falle da dover dichiarare l'edificio non agibile.
Se all'apparenza era una iniziativa come tante, lodevole per lo sforzo, dietro le quinte le condizioni e le clausole fanno capire di che natura sia la loro qualità, quella che ricercherebbero nei manoscritti degli autori.
E' uno sfogo il mio, ma non ai fini di diffamazione poiché ho in mano le prove di quanto dico e dichiaro.

martedì 21 marzo 2017

WARAWAWWW!!!

Ieri apro la posta e trovo un messaggio curioso da parte di una casa editrice.
Mi viene quasi uno "sc-ciopone".
Avevo inviato un mio manoscritto a un loro concorso poi dimenticandomene, anche causa i miei impegni di lavoro e personali di questo inizio anno.
Mi annunciano che sono io la vincitrice.
La che? Primo premio con pubblicazione, interviste e 7, dico sette copie omaggio senza sborsare un centesimo e dopo che per anni ho tentato di trovare un cristo che per lo meno mi desse una letta?
E' stato per me come fermarmi dopo una frenata brusca sul ciglio di un burrone.
Non che mi sarei buttata di sotto, ma siccome era stata una azione di quelle che "tanto lo so come va a finire", non mi pare ancora vero.
Certo ci sarà da fare editing di quello serio - sui miei scritti gli errori non li vedo mica! - e poi la sinossi, la copertina e magari anche una foto attuale con tanto di sorriso e pettinatura di circostanza.
Poi via a radunare amici e parenti nelle varie zone che frequento per le presentazioni e gli eventi da organizzare.
Insomma tutto il lavoro che viene di norma compreso nell'iter di pubblicazione di cui conosco già i passi da non prendere paura.
E sarà allora un bel viaggio, emozionante lo stesso perché CUORE DI PIETRA TORMANNA* è e resterà sempre una mia creatura, una parte profonda di me, pur non ritraendo una mia vicenda.
In me e nella mia opera ci credo e metterò in questo sempre tutto il mio cuore e il mio impegno.



*Il testo in pubblicazione è frutto del solo mio ingegno e fantasia intellettuale. Se verrò copiata sarà quasi un'onore.