martedì 24 dicembre 2019

IL QUARTO MAGIO


Mo arrivo, aspettate.

Scusate, so’ un po’lento. Sapete, l’età!

Le stelle m’han detto che tra un po’ nasce un bambino. E che c’è di speciale in questo. Niente, solo che esso si definirà nei secoli IL SALVATORE: Eh, di Salvatori ne è pieno il mondo!

Nono, qua nun se scherza: lui è l’unico e vero. Sarà. Vedremo. Al momento ancora sta in panza a mamma soja che pare… dicono che abbia… no non ha e si è ritrovata così, piena pure di Grazia. Ecchè, mò ci mettiamo pure Grazia! E che storia è questa!

Allora: dovrei seguire una stella molto luminosa, ma qua tutte così sono. O sono io che invecchiando nun la scorgo.

Andiamo su, ciuchino mio, che si fa notte e illo camino è lungo. Poi dove dovremmo andare noi: est? Ovest? Sud? Nord, ecco, meglio al nord che anche se fa più freddo lì si sta sempre meglio. Chissà perché.

Con me ho tutto e di paese in paese, di oasi in oasi mi lasciano passare. Sono tempi brutti questi co’ sto Cesare che vo’ creà l’Impero. Come? Arrivato fino in Cina? E chi te l’ha detto? E te je credi.

No, dicevo: tempi brutti che fino a che guardi sei sempre sotto Roma. Ma n’do sta? Perché mo vojeno censirci? Non je basteno e tasse?

Non importa: tengo o ciuco, il LIBRO e i doni. Eh sì pèerchè se o cojo e o vedo, non penso di poter presentarmi senza nulla. Un se sa maje, anvedi che questo diventa veramente il RE dei RE. E io che so’ RE MIGIO? So mica mogio sa.

Dunque: Pane e latte, de capra che qui e vacche so’ ancora quelle magre. Lenzuolini e completini, certo da ricamaje e iniziali, ma pur sempre boni, pecorino, insalata, du mortazze… Quelle sono per la dogana. Insomma tutta robba bona e utile, mica come la bir… ehm mirra. E che poi, la usi per scaccià l’odore suo o quello di bue e asino?

Dunque me dicono Betlemme. Casa spoglia e non in centro. A catapecchia con nemmeno una stella. Ecco, forse jea danno dopo… Proviamo de qua.

Scusi sto cercan. Ehi ma che maniere! E nun sape che so’ io pure un RE? Qua me pajono un po tutti matti. Sarà che dimane ce tocca tutti fa a fila che ce contano.

-        Guardi che arriva in ritardo. Era la settimana scorsa.

Come? Settimana… scorsa? E mo? Andrò dal Console o dal questore. Ci sarà pure un modo. E poi sì che interessa a loro: uno in più o in meno… tra questa folla mi potrò anche confondere. Il problema forse sorgerà se ripasso il confine che a est qui c’è anche il mare. Ah, il mare! L’ho sempre sognato!



Mi sa che per stanotte nun se fa niente. Troviamo un angolino tranquillo per riposarci.

-Scusi, buonuomo, che ci lascerebbe giusto un angoletto per me e il mio ciuchino. Arriviamo da lontano e… Oh, ma che bel pupetto. Quanto tempo?

- Quasi dieci giorni.

- Bello biondo! E anche ricciolino. Che angioletto!

- Tutta apparenza. Non sa quanto frigna di notte. Poi sempre a mangiare sta.

- Dai, Beppe, di che ti lamenti. E’ piccolo e si sa che hanno sempre fame.

- Zitta Marì.

- Aspettate, chè vi chiamate Giuseppe e Maria?

- Si, perché? Chi vi manda?

- Nessuno, credo. Sì, nessuno oltre il nostro grande Cesare, Imperatore di tutto l’Impero.

- Ah, io che credevo foste un emissario di nostro cugino…

NO, forse non sono loro, ma meglio starcene accorti.

-        Allora possiamo?

-        Siete qui.



-        Volete favorire?

-        No grazie. Già provveduto.

-        Ma siete in partenza?

-        Si, purtroppo. Ci hanno avvisato e tentiamo di rientrare.

-        Da che parte?

-        Ovest, ma ancora non abbiamo deciso. Attendiamo il segno.

-        Che segno.

-        IL segno.

-        No, scusate, ma qui devo essermi perso. Quale segno?

-        Oh, non importunateci, per favore. Anzi, guardate, dalla locanda se ne vanno praticamente tutti. L’asino se volete lo potete lasciare, ma voi…

-        No, scusate voi, non volevo… Poi grazie comunque ma io e ciuchino siamo inseparabili. Dove sta lui ci sto pure io e viceversa.

-        Ecco.

-        Cosa.

-        Nulla.

Strano davvero. Meglio tenerli d’occhio. Poi il segno. Ma quale sarà? Anche per loro una stella? Allora son giusto.

Lei è proprio una bella donna, così dolce. Lui invece troppo rude. Che non abbiano qualcosa da nascondere?

Poi la differenza d’età. Ma sarà veramente figlio loro? Non è che se lo sono pigliato. No, dai, non è possibile… eppure c’era qualcosa… vediamo: pagina, pagina…

Re Migio si addormentò in quella notte già piena di terrore. La storia, ripeto LA storia, era appena incominciata e lui non se ne era nemmeno accorto. Non ne ebbe il tempo.

IL segnale arrivò, furtivo come un sussurro e dilagò come un fiume in piena. Si salvi chi può era il motto e la giovane coppia – chiamarla giovane era solo un eufemismo – riprese il cammino a stento, ma riuscì a cavarsela uscendo dalla città con gli ultimi esodati.

Re e ciuchino li trovarono accoccolati qualche giorno dopo, freddi come la pietra che li aveva accolti nell’ultimo sonno. IL carretto con i doni sparito, rubato forse o saccheggiato dagli squadroni di Cesare, sempre in cerca del segno.

IL grande libro tenuto sempre stretto non fu mai più trovato. Alcuni riferiscono di averlo visto bruciare da parte di alcuni ragazzini che non sapevano leggere.

E’ qui che si persero le tracce della vera predizione. Ciò che si tramanda è stato in parte travisato e in parte rivisitato a uso e consumo delle diverse autorità.

Andò come andò perché l’Uomo comunque ha ben poco da cambiare. O no?



 Giusto giusto per augurare a tutti, ma proprio a tutti


BUON NATALE!