giovedì 7 febbraio 2013

Priorità

Dicembre 2012
Non bastava questa crisi: ora anche l’imposizione di riorganizzare il magazzino e l’imminenza di una visita ufficiale dei "Grandi Titolari", come li chiamiamo, un gruppo di soci finanziatori, dalle idee dei quali dipende il nostro destino di uomini al servizio di questa azienda. È un mese che, oltre al normale, dobbiamo girare qua e là e spostare merce di continuo secondo quello che dovrebbe poi essere lo schema per rendere il tutto più veloce e razionale. In pratica vogliono vedere se poi si lavora di più o si può far saltare qualcuno.
Non è facile. Qui dobbiamo un po’ arrangiarci perché non sai mai quando arriverà l’urlo del capo che ti comanda dall’altra parte, subito e senza perdita di tempo. Subito anche in pausa, o anche … insomma non ti lasciano nemmeno i bisogni corporali. Per loro non c’è né fame né sete che tenga; figuriamoci il seguito. Devi avere sempre le orecchie puntate sui loro capricci, poiché loro che pensano – e questo è un loro privilegio assoluto – ne tirano fuori almeno una ogni quarto d’ora.
Al sabato spesso ti chiamano alle sette per dire che c’è un urgenza. Meno male che i miei figli devono andare a scuola e di solito sono io che li accompagno. Mi trovano quindi sempre sveglio e vestito. Sicuramente lo sanno e vogliono togliermi ogni piacere personale nel godimento di tempo libero. La domenica il pensiero va spesso all’incubo di aver dimenticato qualcosa, di non essere riuscito a finire, di quello che aspetta, ovvero quel poco che noi pochi “fortunati ancora con un lavoro" siamo obbligati ad eseguire.
Il riempimento di quelle 8 ore giornaliere – no effettive sono almeno 10 o 11 e al diavolo i contratti di solidarietà –  5 giorni la settimana è veramente un inferno. Talvolta passo davanti agli uffici di collocamento o alle agenzie interinali, come si chiamano ora e invidio chi piglia un sussidio senza far niente. Che pacchia! Purtroppo mia moglie mi guarda sempre di sbieco, quando ne parlo e mi urla: “e il nostro mutuo?” Cerco di non pensarci che ci vogliono ancora più di dieci anni per la parola fine.
Intanto le tasse aumentano e i soldi non sono più quelli di una volta. Di una volta? Nemmeno più quelli di due anni fa! Niente più gite, pizze né cinema e regali solo alle persone importanti.
E domani al lavoro, ligi e muti, con la schiena sempre più curva. Già la schiena: vorrei tornare in palestra o solo a stenderla su un prato o sulla sabbia bella calda. Passo la mia vita sui carrelli elevatori, i cosiddetti muletti, come se fosse un gran vantaggio aver tolto il sollevare e trasportare con le mani e le braccia: ne deriva che la schiena non è una parte del corpo che ne dovrebbe portare conseguenze. Sto seduto come un impiegato, ma per l'INPS solo per quelli una sofferenza cervicale è malattia professionale.
Giro spesso in tondo come una trottola e i miei occhi non reggono. Devo forzare la mia attenzione al limite dell’emicrania cronica. Ho dovuto prendere un paio di occhiali, almeno per guidare da e verso il posto di lavoro. Qui anche un'assenza per una visita medica o una limitazione al movimento per il più piccolo colpo della strega potrebbe essere motivo di licenziamento.
E dei miei colleghi sono quello che sta meglio: c’è chi dopo un lungo periodo di disoccupazione è rientrato nel “mercato” con tariffa più bassa del suo primo ingaggio; altri hanno fatto debiti per mantenersi nello stretto necessario e non perdere tutto;  o ancora chi, senza moglie, fratelli o genitori, si è dovuto adattare ad una stanza doppia.
Ormai non ci chiediamo più come va né se siamo ancora vivi. Per tanti la profezia Maya sembra una buona occasione: giustizia e libertà nella fine di questa terra, di questo mondo. E invece ci ritroviamo ogni mattina contando in silenzio chi ha fatto l’amore la sera prima.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.