sabato 15 dicembre 2012

LUCE

A Natale, proprio nel periodo più buio dell’anno, le città si riempiono di luminarie festose. Non solo i bambini ne godono l’effetto, ma pure gli adulti sentono arrivarne gioia e calore.
Non per Giorgio, cieco dalla nascita e quindi incapace, a detta degli esperti, di avere anche solo un’idea della luce. Lui è per questo sempre triste, anche a Natale, anche se gli mettono in mano il più bel regalo che si trovi in commercio. A lui quelli non interessano, perché vuole ciò che nel suo caso sarà difficile avere.
I medici hanno decretato che anche un trapianto di cornea avrebbe esito incerto, poiché la sua malattia ha colpito il nervo ottico. Forse la tecnologia potrà un giorno provare a portare un qualche sollievo. Forse, un giorno.
Così Giorgio si è abituato, si è arreso alla sua condizione, cercando nel suo piccolo di non creare problemi, di arrangiarsi nelle piccole cose il più possibile per non essere di peso.
Questo Natale però è più triste di tutti gli altri: da poco il suo cane da guida, ormai vecchio, se ne è andato per sempre. Gli era molto affezionato perché era stato il primo a stargli accanto e a servirlo con vero affetto. Grande il suo dolore per l’inevitabile fine di quel rapporto.
Stava cercando un modo per poter andare avanti, mantenere le sue abitudini, rimanere indipendente, ma c’erano comunque azioni o cose per le quali un aiuto valido è indispensabile.
Era caduto così in depressione che gli amici, quei pochi che si era fatto per la vita trascorsa per la maggior parte in solitudine e dentro casa, temevano potesse giungere a gesti estremi.
Un sabato, dopo aver passato la mattinata nel tentativo di contrastare da solo quella misera condizione prendendosi cura di sé, decise di uscire a fare due passi.
L’aria era gelida e il cielo plumbeo per l’imminente nevicata. La gente passava veloce carica di borse piene di regali e cibo per la festa. Giorgio camminava però come non esistesse nulla attorno a sé. Pur conoscendo a memoria le vie e i vicoli attorno casa sua avanzava stranamente con andatura incerta.
Svoltato sulla via principale, dove un negozio segue l’altro e dove la luce in quel periodo è sempre più forte, sentì qualcosa che lo aveva sfiorato. Ne seguì un timido uggiolio che echeggiava quasi ad attendere risposta. Tese l’orecchio per individuarne la provenienza.
“Di sicuro un cucciolo o qualche bestiola allacciata a un palo, mentre il padrone o la padrona fanno comodamente shopping” pensò.
Passò oltre, ma poco dopo quella cosa gli toccò di nuovo i pantaloni. All’incrocio quella presenza si fermò, di fianco a lui. L’incedere dei due procedeva in parallelo sempre più spedito. La bestiola di tanto in tanto ruotava il musetto in direzione dell’umano al quale aveva affidato le sue sorti, forse per capire o meglio carpirne le intenzioni.
Giorgio, sebbene non si accorgesse di quei movimenti, cominciava a percepire una sorta di compagnia e si fermò, oltre che per la stanchezza, per conoscerlo un poco. Si abbassò per tastare l’animale e dedurne la razza, per scoprire se avesse un collare o qualche altro segno di riconoscimento.
No, non si trattava di una bestiola abbandonata o persa, ma di una sorta di dono, di un’incontro del destino che chissà chi aveva voluto offrirgli.
Quell’essere non si ritrasse e anzi apprezzò molto le carezze di Giorgio, strusciando lui stesso contro la sua mano e annusandone il palmo.
Quando lui gli offrì la mano, quello vi pose delicatamente prima la zampa e poi il muso, in segno di appartenenza e di obbedienza.
Giorgio in quell’attimo si sentì pervaso da un calore strano, da una sensazione mai provata prima. Viveva da sempre nel buio, ma ora tutto gli sembrava colorato, anche se informe: una sfumatura di rosa frammista a giallo e rosso e blu e tanti altri.
Non senza difficoltà prese in braccio quella creatura e se la strinse a sé. Ne ricevette qualche leccata sulla guancia e una spolverata della giacca con la coda.
Rimessolo a terra ripresero il cammino, l’uno acanto all’altro, senza bisogno di guinzagli o cordicine.
Da quel giorno condivisero spazio, tempo, cibo, abitudini. La vita per Giorgio non fu più triste, ma colorata, dentro e fuori.
Il cane fu battezzato Luce e nessuno ne rivendicò mai la proprietà.
Da dove arrivasse rimane un mistero, ma che abbia cambiato per sempre una vita è ancora sotto gli occhi di tutti.

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