domenica 2 dicembre 2012

Piacere di averti rivisto

Sara camminava sotto i portici quasi senza più meta trascinando i sacchetti ricolmi di regali. Si fermava a guardare i negozi e tutto le faceva gola. Desiderava almeno una volta ricevere lei tanti doni quanti ne avesse fatti in vita sua. Immersa nei suoi pensieri d’un tratto venne sorpresa da una visione: riflesso nello specchio della vetrina c’era lui, Thomas, bello come quando se lo ricordava. Bello e impossibile, impassibile come sempre nella sua sicurezza di creatura angelica.
Lo aveva conosciuto al mare in un estate molto assolata e calda e aveva passato con lui ore stupende a parlare, a cantare e suonare la chitarra. Tutti quei ricordi la assalirono piacevolmente mentre lui era lì, a pochi passi, fermo al semaforo per i pedoni, pronto a scappar via, di nuovo. Sara non lo vedeva da cinque anni, cosa che a venti sembra una distanza incolmabile. Lo aveva perso di vista ovvero lei aveva perso il suo indirizzo e lui non si era degnato né di scriverle né di telefonarle. La loro era stata una storia breve e intensa ed era svanita tra le dita di lei che non aveva conservato neppure una foto.
A vederlo le era parso però di riprendere d’un sol fiato tutte le immagini, le parole, i suoni e gli odori di quel tempo, di tornare al giorno in cui l’aveva atteso invano per salutarlo un ultima volta. Si guardò dentro Sara per capire quale effetto le facesse tutto questo. Quei cinque anni erano trascorsi a cercare da sola una via nella vita, a capire cosa effettivamente volesse per e da se stessa. Ora le sembrava di essere più salda e serena e non più la ragazzina di quell’estate.
Lui  invece era assieme ad altre persone, forse amici o parenti e sembrava non aver ancora realizzato la presenza di Sara. Era lì in attesa di passare dall’altra parte del corso e continuare la propria vita, nella sua solita sicurezza di uomo teutonico dai capelli biondi e occhi azzurri.
Non ci avrebbe messo molto Sara a chiamarlo, a fermarlo magari solo per salutarlo o chiedergli come stava, ma qualcosa dentro le diceva di non farlo, di non muovere né piede né gola. Non capiva cosa fosse e allora se ne restò lì a guardarlo attraversare assieme a tanta altra gente. Non un sorriso, non uno sguardo indietro.
I sacchetti cominciarono a farsi sentire con il loro peso così Sara riprese la sua passeggiata in centro. Quella sera stessa avrebbe incrociato visi più sinceri.

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